Per l’Ue la questione delle navi Ong va risolta tra gli Stati e decide di non regolarne l’attività come aveva chiesto il governo Meloni.
I Paesi membri che intendono regolare l’attività delle navi Ong devono farlo da soli e coordinarsi tra stati. Questa è la decisione dell’Ue sulla questione. Su insistenza del governo italiano, l’Ue è tornata sulla questione immigrazione lanciando il Piano d’azione Ue per il Mediterraneo centrale. Il governo Meloni, soprattutto il ministro Piantedosi, si è detto soddisfatto di questa apertura. Ma su un punto l’Ue si oppone da subito al governo italiano: le navi delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo non sono un problema.
Se l’Italia quindi intende regolare l’attività di queste navi in mare e il loro sbarco deve coordinarsi con gli Stati di bandiera ma l’Ue non metterà bocca su questo argomento. L’Italia avrebbe preferito che questo confronto con le Ong arrivasse ad un livello europeo sulla base del modello Minniti del codice di condotta sulle navi dei volontari voluto dall’ex ministro del Partito democratico.
L’Ue lascia decidere agli Stati membri
Questa proposta però non è stata accolta da Bruxelles. Nel piano d’azione dell’Ue le navi Ong non vengono nemmeno nominate. La questione che il governo Meloni intendeva regolare sul tavolo dell’Ue finisce per rimanere un problema solo dell’esecutivo italiano. Uno dei punti del piano però fa riferimento alle “navi di proprietà o gestite da soggetti privati”.
L’Ue però lascia che siano gli stati membri a sbrigare queste questioni e non interferire su questo tema volendo “rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri”. Il testo incoraggia “la raccolta di conoscenze e lo scambio di informazioni sulle norme e sulle pratiche applicate dagli Stati membri in materia di ricerca e soccorso”. Poi insiste su una maggiore collaborazione tra paesi per adottare migliori pratiche e facilitare il coordinamento.
Sulla questione del codice di condotta voluto dal governo italiano, la commissaria degli interni Johansson ha detto che l’argomento è stato già toccato dal patto Ue sulla migrazione del settembre 2020. “Sono pienamente d’accordo sulla necessità di maggiore coordinamento tra Stati costieri, Stati di bandiera, ong e altri soggetti rilevanti” ha ribadito la commissaria. Ma l’intenzione di Bruxelles è quella di lasciare l’onere agli stati di trattare con le Ong e coordinarsi tra di loro senza regolarlo a livello europeo.